Osteopatia e reflusso gastro-esofageo: i benefici delle tecniche manuali e viscerali

Il reflusso gastro-esofageo è un disturbo diffusissimo tra la popolazione, dalle forme più lievi a quelle più gravi. Oltre 4 milioni di persone ne soffre, talvolta senza saperlo. La sindrome da reflusso gastro-esofageo ha subito negli ultimi decenni un incremento dovuto sia alla postura lavorativa sia per le mutate abitudini alimentari e di lavoro, stile di vita e stress. La postura lavorativa, seduti al pc con la testa proiettata in avanti, è uno dei principali fattori di variazioni della postura della colonna vertebrale e quindi dell’esofago. Ma prima di indagarne le cause occorre capire che cos’è il reflusso gastro-esofageo e quali sono le caratteristiche anatomiche, e soprattutto quelle funzionali, che possono influire ma anche essere normalizzate tramite il trattamento osteopatico.

Che cos’è il reflusso gastro-esofageo?

La sindrome da reflusso gastro-esofageo (GERD) è una condizione clinica caratterizzata da reflusso del contenuto gastro-duodenale nell’esofago di entità e frequenza rilevante tale da causare lesioni della mucosa esofagea. Quando noi ingeriamo il cibo, esso passa attraverso l’esofago, e finisce nello stomaco. Tra queste due strutture esiste una valvola detta sfintere esofageo inferiore o cardias, che si apre e chiude quando deve passare il cibo e ha il compito di impedire a quest’ultimo e ai succhi gastrici di risalire lungo l’esofago. Se si presenta un’alterazione anatomica o funzionale di questa valvola, il cibo tende a risalire lungo l’esofago, però, essendo oramai molto ricco di succhi gastrici estremamente acidi, questa eventualità non è priva di conseguenze. Mentre lo stomaco può sopportare un ambiente acido, ed è in grado di difendersi dai succhi gastrici, l’esofago no: ciò comporta un’irritazione delle strutture e i sintomi che ne derivano.

Quali segnali ci dicono che potremmo soffrire di sindrome da reflusso gastro-esofageo?

I sintomi considerati tipici, nell’80-90% dei casi, sono rappresentati dalla pirosi retro sternale, sensazione di bruciore al petto, e dal rigurgito, percezione di liquido amaro o acido nella cavità orale. Sintomi frequenti ma meno specifici sono l’odinofagia, la disfagia, le eruttazioni, l’ipersalivazione, il dolore epigastrico, il gonfiore, la difficoltà digestiva. Pazienti con reflusso gastroesofageo possono presentare anche manifestazioni atipiche o “extraesofagee”: dolore toracico non cardiaco, asma bronchiale, tosse cronica, raucedine, globo faringeo, faringodinia, faringite, laringite, perdita di smalto dentario. Inoltre, abitudini alimentari (pasti abbondanti, cibi ricchi di grassi, caffeina, clinostatismo), farmaci, gravidanza e obesità possono esacerbare la sindrome da reflusso gastroesofageo. Essa risulta essere spesso associata a ernia iatale (circa 50% dei pazienti con GERD) e la continua esposizione esofagea al contenuto gastro-duodenale può causare danno alla mucosa (esofagite) o complicanze come ulcere, sanguinamento, stenosi.

Quali sono le cause?

La capacità di tenuta del cardias dipende da molti fattori: alcuni sono di tipo tissutale, intrinseci quindi al tono della valvola, altri sono invece di natura meccanica. Innanzitutto affinché il cardias possa avere un buon tono dev’esserci un corretto rapporto pressorio tra la cavità toracica e quella addominale: lo stomaco può venir altrimenti trazionato verso l’alto con il rischio che si creino ernie iatali o verso il basso con il rischio di prolasso o ptosi gastrica. Oltre a un buon riequilibrio pressorio, affinché ci sia un buon funzionamento dello sfintere esofageo inferiore, ci dev’essere un buon scorrimento longitudinale dell’esofago e una buona elasticità del diaframma, nonché un buon rapporto tra cifosi toracica e tensioni anteriori sternali. La forza dei muscoli della schiena, l’ampiezza delle curve sagittali della schiena (lordosi e cifosi) e altri fattori biomeccanici si dimostrano correlati al reflusso gastroesofageo.

Quali modifiche può subire la colonna vertebrale?

Ricordiamo che l’esofago scorre anteriormente alla colonna fino alla vertebra D4 e da qui si porta al diaframma per attraversarlo. Frequentemente esiste una retrazione di queste strutture che dall’occipite-D4 si recano al centro frenico. Nella vita normale soprattutto sedentaria, hanno poche occasioni di essere allungate e sappiamo che il tessuto fibroso se non viene allungato tende a ritrarsi. Questo avviene soprattutto in molti anziani con l’atteggiamento curvo o in persone che stanno molto tempo sedute. In una visione olistica, mettendo in relazione i vari sistemi (ossa, muscoli,visceri, psiche), possiamo anche dire che la colonna vertebrale è in rapporto direttamente proporzionale tra i suoi segmenti, al modificarsi dell’uno si modificano anche gli altri. Questo significa che qualsiasi variazione del cingolo scapolare e pelvico, della mandibola, del cranio, del sistema masticatorio (patologie occlusali), della vista, udito,dei piedi (piatti,cavi), delle dismetrie degli arti, ecc. influenzerà la postura della colonna e, quindi, dell’esofago.

Come agisce l’Osteopatia sul reflusso gastro-esofageo?

L’ osteopata può essere di aiuto nei disturbi da reflusso gastro-esofageo, in collaborazione con il medico specialista e il nutrizionista, per alleviare la sintomatologia dovuta alla risalita del cibo e dei succhi gastrici verso l’esofago. Utilizzando tecniche manuali, viscerali, miofasciali, l’osteopata va a diminuire tutte le tensioni che si creano a livello del cardias , per liberare l’esofago e il diaframma da eventuali restrizioni di mobilità, per trattare i segmenti vertebrali e il sistema cranio-sacrale e per riequilibrare il sistema neurovegetativo. In una visone olistica potrebbe, quindi, esser necessario intervenire anche su strutture non strettamente connesse con le sedi del problema (esofago e stomaco), ma che nell’omeostasi globale del paziente risultano da riequilibrare.

Quali consigli per il paziente?

Per affrontare il reflusso gastro-esofageo suggerisco ai miei pazienti di adottare alcuni accorgimenti per favorire la riduzione dei sintomi:

  • diminuire il peso corporeo se elevato,
  •  smettere di fumare,
  •  non andare a letto subito dopo il pasto,
  •  non indossare cinture o indumenti stretti,
  •  dormire su un cuscino alto,
  •  evitare la posizione decliva,
  •  non tenere le braccia in alto e la testa inclinata indietro a lungo,
  •  evitare l’assunzione di alcuni cibi che possono irritare il tratto esofageo come cioccolato, caffè, tè, alcol, arance e gli altri alimenti che il paziente ricolleghi spontaneamente al sintomo (in generale quelli più artefatti e quelli più ricchi di grassi).
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