Tendine d'Achille: punto di forza e di fragilità

Tendine d’Achille: punto di forza e di fragilità

La mitologia greca ci racconta del giovane Achille, l’audace guerriero le cui gesta legate alla guerra di Troia sono narrate nell’Iliade di Omero. Achille, com’è noto, era vulnerabile in un solo punto: il tallone. E, infatti, con l’espressione “tallone d’Achille” ci riferiamo al punto debole che ognuno di noi ha. L’eroe ha dato il nome anche a una parte anatomica del corpo umano: il tendine di Achille, pilastro principale su cui si regge il movimento. Punto di forza ma anche di grande fragilità.

Le patologie che interessano il tendine d’Achille sono principalmente due: l’infiammazione (o tendinopatia achillea) e la rottura.

Entrambe sono collegate ad un utilizzo eccessivo e ripetuto del tendine, dovuto allo svolgimento di attività sportive (calcio, corsa, tennis) o di lavori che richiedono sforzi e stress eccessivi. L’età del paziente, il peso corporeo elevato o lesioni precedenti, giocano sicuramente un ruolo fondamentale nello sviluppo di tale condizione. Il trattamento varia sulla base della patologia riscontrata: in presenza di un’infiammazione del tendine d’Achille si predilige un trattamento di tipo conservativo, caratterizzato da riposo, fisioterapia ed esercizi; la rottura del tendine, invece, potrebbe più frequentemente richiedere un intervento chirurgico per la sua riparazione, seguito sempre dall’indispensabile percorso di riabilitazione post-chirurgica.

Che cos’è il tendine d’Achille?

Il tendine d’Achille è il tendine più grosso e robusto del corpo umano. È situato tra polpaccio e caviglia e lega i muscoli del polpaccio (il tricipite della sura, formato dai due muscoli gastrocnemi e dal muscolo soleo) al piede, inserendosi sul calcagno. È indispensabile per lo svolgimento del passo, quindi nella deambulazione, nella corsa e nel salto. Lo sa bene chi subisce questo infortunio. Ecco perché le conseguenze di una lesione del tendine d’Achille sono particolarmente invalidati, non solo per la vita sportiva. Nonostante la sua forza e resistenza, è uno dei tendini maggiormente interessati da lesioni e patologie, con un’incidenza crescente soprattutto negli ultimi anni, dovuta a un elevato impatto fisico. L’interessamento del tendine d’Achille, infatti, è osservato particolarmente negli atleti che praticano sport come il calcio, il tennis, la corsa, il basket, l’atletica e la pallavolo. In particolare nei corridori (runners) le patologie del tendine d’Achille sono 10 volte più frequenti rispetto alla popolazione generale. I traumi sportivi, comunque, non sono l’unica causa della rottura del tendine di Achille.

Perché avviene la rottura del tendine d’Achille?

La rottura del tendine d’Achille è un infortunio grave, che si ha quando si verifica una lacerazione del tendine in questione che limita drasticamente le capacità motorie di una persona. La rottura del tendine d’Achille ha solitamente un’origine traumatica; tuttavia, spesso deriva da una tendinopatia iniziale mal curata o trascurata, che poi per degenerazione diventa una tendinosi. La tendinosi è appunto la sofferenza cronica a carico di un tendine, caratterizzata da una degenerazione della normale struttura tendinea, che col tempo può portare alla rottura. Tale patologia interessa principalmente due categorie di pazienti:

  • Soggetti tra i 30 e i 40 anni, specialmente atleti di sesso maschile. La rottura del tendine, in questo caso, può essere causata da allenamenti errati, intensi o frequenti o da microtraumi ripetuti senza il tempo necessario per il recupero. In questa categoria rientrano sport specifici che richiedono salti, spinte, partenze improvvise e cambi di direzione che vanno a caricare e stressare eccessivamente e ripetutamente il tendine (calcio, tennis, corsa, atletica).
  • Soggetti al di sopra dei 60 anni d’età. In questo caso la rottura del tendine può essere causata anche dallo svolgimento di semplici attività quotidiane, senza la presenza di specifici carichi eccessivi. Questo accade in presenza di un tendine già degenerato a causa dell’età e della scarsa vascolarizzazione, che portano a ridotta resistenza alla trazione. Un trauma lieve o una caduta non significativa possono, così, causare la rottura del tendine.

Anche in questa condizione possiamo individuare dei fattori di rischio che aumentano le probabilità di lesione, tra cui: elevato peso corporeo, sesso maschile, svolgimento di sport specifici, sforzi e stress eccessivi, lesioni precedenti. Tra i fattori di rischio dobbiamo menzionare l’età avanzata. Sì, perché col passare del tempo anche il tendine d’Achille va incontro all’invecchiamento. Questo, associato a eventuali problemi metabolici – come il diabete, l’aumento di peso, il colesterolo alto – può portare a un indebolimento progressivo che può degenerare e portare alla rottura.

Cosa fare in caso di rottura?

L’operazione chirurgica risulta essere la tipologia di trattamento maggiormente utilizzata nei casi di rottura del tendine d’Achille. Le tecniche di operazione chirurgica per la rottura del tendine sono diverse (chirurgia mini-invasiva, riparazione percutanea, chirurgia aperta) e vengono scelte dal chirurgo ortopedico sulla base della condizione specifica del paziente. A prescindere dalla tipologia di intervento utilizzato, successivamente il paziente deve necessariamente intraprendere un precoce percorso di riabilitazione post-chirurgica. Questo prevede un iniziale periodo di immobilizzazione dell’articolazione della caviglia al fine di permettere la guarigione e la riparazione del tendine, u precoce carico graduale sul tendine per evitare la possibile rigidità, l’utilizzo di mobilizzazioni passive e attive da parte di specialisti per recuperare l’articolarità e l’utilizzo di esercizi specifici per recuperare la forza muscolare, la stabilità, il completo range di movimento del piede e la piena funzionalità dell’arto inferiore, al fine di tornare a svolgere, senza dolore e senza limitazioni, tutte le attività di vita precedentemente interrotte.

Cosa succede quando si infiamma il tendine d’Achille?

Meno dolorosa della rottura ma altrettanto fastidiosa è l’infiammazione che può interessare il tendine d’Achille: la cosiddetta tendinopatia achillea. Questa condizione è osservata maggiormente nei soggetti tra i 30 e i 60 anni, soprattutto uomini e può colpire sia il corpo del tendine (la parte centrale), sia la sua inserzione al calcagno (tendinopatia inserzionale). Interessa in particolar modo gli atleti che praticano sport specifici come il salto, la corsa, il tennis o mestieri che richiedono carichi elevati e ripetitivi sul tendine. Infatti, l’infiammazione ha origine proprio a seguito di ripetuti ed eccessivi carichi che superano la normale soglia di sopportazione e resistenza del tendine, in associazione ad un tempo di recupero, riparazione e guarigione non opportuno. La tendinopatia achillea, però, non è presente solo nei soggetti particolarmente attivi fisicamente ma anche nei soggetti sedentari, probabilmente a causa dell’avanzare dell’età (che porta a modificazione nella struttura e nelle proprietà del tendine, come già descritto in precedenza) o a causa di improvvisi carichi su un tendine poco o per nulla allenato. I sintomi principali di questa condizione sono:

  • dolore graduale al tendine,
  • palpazione dolorosa dell’area interessata,
  • possibile gonfiore e arrossamento,
  • possibile rigidità al risveglio o dopo il riposo.

Come si cura la tendinopatia achillea?

Il trattamento più adeguato per le patologie che colpiscono il tendine d’Achille dipende dalla condizione presente e dalle caratteristiche individuali del paziente (il livello di attività, le condizioni generali di salute, l’età ecc.). Una diagnosi rapida e un percorso di trattamento intrapreso precocemente, permetteranno al paziente un recupero ottimale, senza conseguenze negative sullo stato e sulla struttura del tendine. In presenza di tendinopatia achillea (o infiammazione del tendine d’Achille), ad esempio, il trattamento principalmente utilizzato è quello conservativo. In questi casi viene indicato un riposo relativo, con modifiche o riduzioni di tutte quelle attività che potrebbero portare ad un peggioramento della sintomatologia o della condizione. Il riposo assoluto è vivamente sconsigliato poiché potrebbe condurre ad un’ulteriore degenerazione dello stato del tendine o ad una sua rigidità. Per questo viene intrapreso un graduale percorso di riabilitazione.

Come prevenire le principali patologie a carico del tendine d’Achille?

L’osteopata può essere di grande aiuto per le patologie e condizioni che possono colpire il tendine d’Achille prevenendo l’infiammazione e la rottura. Ad esempio è molto utile per lo sportivo durante i periodi di allenamento molto intensi, ma anche in prossimità di appuntamenti agonistici importanti quando ha l’esigenza di arrivare al giorno della gara nella condizione psico-fisica ideale oppure per un recupero post gara più veloce. Il trattamento osteopatico genera una facilitazione di riequilibrio del sistema nervoso autonomo e quindi permette di affrontare la qualità del riposo notturno nel modo migliore. Inoltre, aiuta a correggere eventuali disturbi posturali e a migliorare la funzionalità dell’organismo: condizioni che nel tempo permettono di rendere più efficace e più fluido il gesto atletico.

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